Dacci oggi il nostro Burnout quotidiano

Tutti parlano di Burnout a livello lavorativo, ma penso che l’esaurimento da vita sociale è più diffuso di quel che si pensa.

Ogni giorno mi sento sottoposta ad una pressione continua. Anzi, il tipo di pressione cambia a seconda della situazione in cui mi trovo.

Ogni giorno mi ritrovo a dover fare i conti con quello che la società mi scaglia contro a ripetizione rispetto a quello che il mio cervello riesce a sostenere.

Di base sono una persona tranquilla, un’ingenua per così dire. Ho sempre pensato, colpa di mamma e papà, che le persone non siano mai fondamentalmente cattive. Questo mi ha portato a prendere le più grosse cantonate della mia vita. Ma chissà quant* altr* si sono trovati nella mia stessa situazione.

Sta di fatto che ogni giorno mi ritrovo a mettere sulla bilancia quello che penso di sapere e volere in raffronto con quello che gli altri pensano sia giusto per me sapere e volere. 

Forse noi donne siamo più soggette a determinati cliché che ci fracassano l’esistenza fin dalla più tenera età: le bimbe non giocano con i camion, il tuo maglioncino deve essere rosa, le femmine non dicono parolacce, le ragazze devono vestirsi a modo, le donne devono ambire a fare la moglie e la madre, cosa speri di lavorare ed essere pagata più degli uomini?! Ma figurarsi se ho mai aspirato a lavorare ed essere pagata il giusto compenso.

Figurarsi se posso pensare anche soltanto che merito un lavoro per le mie capacità e non per la mia mancanza di fertilità. Perché essendo in età fertile non potrei mai rischiare di rimanere incinta e poi chiedere giornate per il bimbo che sta male, o la maternità. Niente che mi spetti, assolutamente. 

Che poi sono in età fertile per un datore di lavoro, ma troppo vecchia per la società. “Guarda che stai invecchiando! Pensi di poter avere ancora tempo? Pensi che puoi dedicarti a te stessa e al lavoro e svegliarti a 40 anni e decidere di avere un figlio così dal nulla?” Ma certo che no! Figurarsi se posso decidere cosa fare della mia vita, del mio corpo, del mio tempo.

Niente di tutto questo viene risparmiato anche agli uomini. Non voglio fare uno sfogo sessista, so cosa viene rifilato al mio compagno di un paio d’anni più “vecchio” di me. Ma purtroppo io posso parlare solo per me stessa.

Il punto di questo sfogo è che ho bisogno di sfogare. Il punto di questo articolo è che se io non sfogassi la mia rabbia contro questa società (e anche qualche persona molto vicina che pensa di essere simpatica, amic* o parente che sia) che mi vuole per forza ammogliata e madre, senza mai chiedermi cosa io voglia davvero dalla mia vita, e senza darmene neanche la possibilità… beh io scoppierei. 

Rischio un esaurimento a settimana. Esco di casa con le migliori intenzioni, ma ad ogni passo verso la mia vita mi ritrovo ad incrociare persone che minano la mia pazienza con tutte le loro forze.

C’è da precisare che io mi sono già sposata una volta nel 2012 e ho divorziato nel 2018 perchè mi sono resa conto che il mio matrimonio era una farsa. (una di quelle farse che piace tanto alla società che mi asfalta le palle ogni volta che mi parla). Che ero stata ingannata dall’amore. E il fatto che io abbia divorziato ha per pochi mesi messo in pausa i commenti e le domande del caz*o che tutti mi hanno sempre rivolto per qualche decade.

Poi ho conosciuto il mio attuale compagno. Personalmente ho scoperto che l’amore è un’altra cosa. Ho scoperto tante cose da quando conosco Emi, ma la cosa ha rimesso in moto il circolo vizioso di domande inutili.

“Ah beh, allora ora vedete di muovervi a fare figli?” “Guarda che sei sempre più vecchia!” “Ma quindi ti risposerai?” 

Ma quindi… cosa volete che faccia non è che l’ho capito!? 

La mia più grande aspirazione è essere felice. La felicità non me la da un matrimonio o un figlio. E l’ho scoperto sulla mia pellaccia, quando (per fortuna) dopo tanti tentativi non sono riuscita ad avere figli con il mio ex. Figli che probabilmente cercavo per sopperire alle mancanze che ricevevo dall’altra parte. Perchè alla fine del mio matrimonio ho scoperto che lui aveva solo recitato una parte per la società. E io ho smesso di recitare.

Ho iniziato a vivere. Ho iniziato a cercare quello di cui avevo bisogno davvero: me stessa e la mia felicità. La mia, da sola. Perchè se io sono felice dentro di me solo con le mie forze il mio compagno è felice con me, non ho bisogno di lui per essere felice.

E sappiate che quando deciderò di avere figli, se e quando vorrò, non lo saprete fino al parto, cari asfaltatori di palle (nel caso in cui leggeste anche voi ;))!!!

Lena

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